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La stragrande maggioranza delle band di origine grunge, ondata musicale che ha travolto e rivoluzionato il mondo musicale, è d’istanza in quel di Seattle nello stato di Washington (U.S.A.). Ma siamo sicuri che sia ancora così?
Nel corso degli anni moltissimi ragazzi si sono cimentati in questo genere musicale in tutte le parti del mondo, ma in Italia? Per citarne alcuni diciamo i Grenouille, i primi Verdena (più post grunge), Novena e gli amici Turbotoaster e Neodea.
Queste band scrivono prevalentemente in italiano, per il cantato in inglese possiamo citare: Muddy Fly, Alchemical Connection, Dead poets Society e da un paio d’anni possiamo dire anche Jellygoat!

Oggi vi parliamo proprio di loro, Jellygoat, un gruppo che, oltre alla passione per il genere sopra citato, sa fare (come dicono in giro…) rock’n’roll!


No Love Song

No Love Song fa parte del primo EP della band, ma prima di parlarvene conosciamoli meglio.
Jellygoat nascono ufficialmente a Milano nel 2013, ma il periodo di gestazione e di selezione dei musicisti che partecipano al progetto risale a parecchi mesi prima. Il cantante, Alessio Corrado, conosce il futuro chitarrista, Davide Borroni (in precedenza bassista live di Io?Drama), ad un concerto dei Mighty Dogs, band tributo ai Pearl Jam, in cui milita da anni, e gli manifesta l’intenzione di riprendere a comporre musica inedita, dopo la chiusura, mesi prima, dell’infruttoso progetto “Sixlaneve”. Cominciano così a prendere vita alcune composizioni, e numerosi musicisti si alternano alla sezione ritmica, senza però riuscire a trovare l’intesa, soprattutto umana e spirituale, che i due ricercano.
Nel frattempo Davide registra un disco con la band indie rock “La Fonderie”, e da quella esperienza conosce ed “importa” il futuro bassista Enrico Fossati, allora impegnato anche con la band roots rock “Lowlands”.
Il cerchio si chiude con l’arrivo del batterista Alessandro Gramegna, che si unisce alla band approfittando di una “pausa di riflessione” della sua storica band, i “Kitsch”, che alcuni buoni riscontri di critica aveva ottenuto, nel circuito indie-rock, anche grazie alla produzione artistica di Diego Galeri.

jellygoat

I quattro cominciano così a lavorare alle registrazioni di Giulia,
EP di sette tracce che vede la luce nel gennaio del 2015, che racchiude appunto il lavoro portato avanti in questi anni, e che viene considerato dalla band il vero punto di inizio dei Jellygoat; sette canzoni dal sound decisamente alternative, anche se spesso molto diverse fra loro, proprio perchè scritte in un periodo di tempo piuttosto dilatato. Tanto rock’n’roll aggressivo e qualche spazio per viaggi psichedelici ed introspettivi, con richiami al Seattle sound e alla scena underground londinese degli anni ’60..


Qui potete ascoltare “Giulia”


Un EP che alterna pezzi energici come: Take Me To The Sun, No Love Song (ascoltata e vista nel video in alto) e Strange Days, a ballate (All The Pieces Of Your Dawn) e classiche rock (Lullaby, Right Or Wrong, Hazel).
Più di venticinque minuti di musica che, grazie appunto all’alternanza di generi, rende questo “Giulia” un prodotto interessante e non scontato.

Con il beneficio dovuto ad una line up finalmente stabile, non sono mancate le prime esperienze live, e i Jellygoat iniziano così a calcare, con buona regolarità, i palchi più caldi della Lombardia (Tambourine, Il Circolo, Rock’n’Roll, Spazio Musica, Honky Tonky, Circolo Svolta…), con ottimi riscontri da parte degli ascoltatori.

Qui le foto del 20 febbraio 2015, che ha visto i Jellygoat alternarsi con altre tre band sul palco del Circolo Svolta di Rozzano(MI).


Siamo al termine e ai saluti, ma prima ringrazio i Jellygoat, in particolare Alessio, per le informazioni utili alla realizzazione di questo articolo.
… (un grazie anche a Luca(Neodea) per info extra) … a presto!

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